Patologie Pelvi
Le patologie e disfunzioni che interessano gli organi della riproduzione più comuni nella vita di una donna sia in età fertile sia dopo la menopausa sono molte e differiscono in base all’organo coinvolto. Quelle disfunzionali comprendono l’alterazione del ciclo mestruale: amenorrea (scomparsa delle mestruazioni), ipermenorrea (mestruazioni troppo abbondanti), polimenorrea (mestruazioni ravvicinate), perdite ematiche tra un ciclo e l’altro (metrorragia) e mestruazioni dolorose (dismenorrea).
Benigne
Cisti ovariche: per la maggior parte sono benigne e funzionali e si risolvono spontaneamente, costituiscono il 10-20 % di tutta la patologia ginecologica e rappresentano una delle patologie più diffuse in ambito ginecologico. Le cisti ovariche possono andare incontro a complicanze come la torsione sul peduncolo, rottura o emorragia. Le più frequenti formazioni cistiche benigne sono: cisti follicolari (sono funzionali e scompaiono da sole nell’arco di due o tre cicli mestruali); cisti luteinica (regrediscono spontaneamente in poche settimane, tuttavia a volte può crescere e complicarsi diventando emorragica (corpo luteo emorragico); cisti dermoide è il tipo più frequente di tumore ovarico benigno, infatti è chiamata anche teratoma cistico benigno (può contenere al suo interno tessuti come capelli, ossa, cartilagine, cute, denti e sebo); cisti endometriosica ( ha contenuto ematico per la presenza di endometrio sono chiamate anche cisti “cioccolato” a causa del sangue di colore scuro in esse contenuto); cisto adenoma sieroso e mucinoso sono i più frequenti tumori benigni dell’ovaio, talvolta queste cisti possono andare incontro a trasformazione maligna, è infatti frequente il riscontro all’esame istologico di tumore borderline (tumori che presentano un comportamento intermedio fra la malignità e la benignità)
Sindrome dell’ovaio policistico (PCOS): oltre alla comparsa di cisti nelle ovaie, come suggerisce il nome, questa malattia è caratterizzata da scompensi ormonali, comportando iperandrogenizzazione (come l’eccessiva comparsa di peli, o irsutismo), ritardo mestruale (oligomenorrea) e infertilità.
L’Endometriosi é una malattia che colpisce milioni di donne, in età riproduttiva (3-10%), in tutto il mondo. Nell’endometriosi, il tessuto istologicamente uguale all’endometrio, si localizza al di fuori dell’utero in altre aree del corpo. In tali sedi il tessuto endometriale si sviluppa sotto forma di cisti, noduli, lesioni, impianti o escrescenze che si localizzano più frequentemente nella pelvi, interessando le ovaie, le tube, i legamenti dell’utero, l’area tra la vagina e il retto, la superficie esterna dell’utero e il tessuto di rivestimento della cavità addominale (peritoneo). Talvolta queste lesioni si trovano anche nelle cicatrici addominali post-chirurgiche, sull’intestino tenue o sul retto-sigma, in prossimità degli ureteri, sulla vescica, nella vagina, sulla cervice e sulla vulva. Come il rivestimento dell’utero, le lesioni endometriosiche sono di solito sensibili agli ormoni del ciclo mestruale. Ogni mese si sviluppano, si sfaldano e sono causa di sanguinamento. Peró, in questi casi il tessuto endometriale non ha modo di fuoriuscire all’esterno del corpo determinando un sanguinamento interno con successiva alterazione del sangue e del tessuto sfaldato dalle lesioni, infiammazione delle aree circostanti e formazione di tessuto cicatriziale e di conseguenza aderenze tra gli organi pelvici. Circa l’11% delle donne ne è affetta, soprattutto fra i 30 e i 40 anni, spesso senza diagnosi. Fra i sintomi più comuni vi sono dolore, anche cronico, metrorragia (perdite di sangue fra un ciclo e l’altro) e infertilità.
Prolasso degli Organi Pelvici (POP) e incontinenza urinaria sono dovute al cedimento del pavimento pelvico, struttura di sostegno degli organi riproduttivi e delle vie urinarie femminili. Il cedimento delle strutture di supporto (fasce, legamenti, muscoli) che sostengono gli organi contenuti nella pelvi femminile, comporta una serie di problemi, che peggiorano la qualità di vita. Infatti, causa disagio quando la donna cammina, si siede o durante i rapporti sessuali; inoltre il prolasso interferisce con la funzione della vescica e del retto, comportando spesso incontinenza urinaria da sforzo o da urgenza, difficoltà alla minzione, infezioni urinarie ricorrenti, e nel secondo, caso alterazione dell’alvo, come incontinenza fecale, stipsi cronica e sindrome da defecazione ostruita (ODS). A secondo del compartimento coinvolto (anteriore /urinario, medio/ginecologico/ posteriore/rettale) può essere mono, bi o tricompartimentale.
Fibromi (o miomi) uterini: sono le neoformazioni benigne più frequentemente riscontrate nella patologia ginecologica, interessando il 20% delle donne sopra i 20 anni ed oltre il 50% delle nullipare di 50 anni. Nel 95% dei casi i fibromi uterini sono localizzati nel corpo dell’utero e solo nel 5% dei casi nel collo. I miomi possono essere unici o, più spesso, multipli, variamente localizzati nell’utero e di diversa grandezza. Le localizzazioni sottosierose e quelle intramurali sono le più comuni, mentre i miomi sottomucosi hanno un’incidenza del 5-10%.
Maligne
Dopo il cancro al seno nella donna come frequenza troviamo i tumori del collo dell’utero e dell’utero, quello delle ovaie e il tumore a vulva e vagina, più raro. Anche in questi casi la diagnosi precoce è fondamentale in quanto consente di trattarli senza ricorrere a interventi chirurgici demolitivi come la rimozione di utero e ovaie (isteroannessectomia) o devastanti trattamenti chemioradioterapici.
Tumori uterini: la maggior parte prende origine dalle cellule dell’endometrio e sono chiamati carcinomi endometriali (in genere adenocarcinomi perché riguardano le cellule ghiandolari presenti in questo tessuto), ma quando il tumore origina dalle cellule dello strato muscolare o connettivo dell’utero, si parla di sarcomi uterini. Per quanto riguarda gli adenocarcinomi, la maggior parte dei casi (80%) è rappresentata dai cosiddetti adenocarcinomi endometrioidi, ma esistono anche altre forme meno diffuse e più aggressive, come l’adenocarcinoma papillare e l’adenocarcinoma a cellule chiare. In altri casi si tratta di forme miste. I sarcomi uterini, invece, possono essere suddivisi in due grandi categorie che racchiudono la maggior parte dei casi: i sarcomi endometriali stromali che si sviluppano dal tessuto connettivo di supporto dell’endometrio e rappresentano l’1% di tutti i tumori dell’utero, e i leiomiosarcomi uterini, che si sviluppano nello strato muscolare detto miometrio (circa il 2% di tutti i tumori dell’utero).
Tumore della cervice uterina: è in diretto collegamento con la vagina e può essere suddivisa in due parti dette endocervice (quella più vicina al corpo dell’utero) ed ectocervice (quella più vicina alla vagina). Le cellule che rivestono la cervice non sono tutte uguali: si parla infatti di cellule squamose nell’ectocervice e di cellule ghiandolari nell’endocervice, due tipi cellulari che si incontrano nella cosiddetta zona di transizione. La maggior parte dei tumori della cervice prende origine proprio da cellule che si trovano in questa zona “di confine”. Sono classificati in base alle cellule da cui prendono origine e sono prevalentemente di due tipi: carcinoma a cellule squamose (l’80% dei tumori della cervice) e l’adenocarcinoma (circa il 15%). È causato, in particolare, dall'infezione di alcuni tipi di HPV, principalmente i ceppi 16 e 18, implicati nella maggior parte dei casi (circa il 70%) e coinvolti anche nell'insorgenza di altre patologie neoplastiche della sfera genitale femminile e maschile, dell'ano e del cavo orale.
Il tumore delle ovaie è dovuto alla proliferazione incontrollata delle cellule dell’organo, il più delle volte a partenza dalle cellule epiteliali ma anche le cellule germinali possono dare origine a una forma tumorale. I tumori maligni dell’ovaio sono di tre tipi: tumori epiteliali e costituiscono più del 90% delle neoplasie ovariche maligne; tumori germinali e rappresentano il 5% circa delle neoplasie ovariche maligne; tumori stromali, la maggior parte di questi tumori sono caratterizzati da una bassa malignità e rappresentano il 4% circa delle neoplasie ovariche maligne. Una recente classificazione, detta di Kurman, distingue il carcinoma ovarico in due gruppi, definiti tipo I e II. I tumori di tipo I insorgono da cellule ben differenziate, come i tumori borderline (cioè di confine tra malignità e benignità); alcuni di questi possono essere a lenta crescita (carcinomi sierosi di basso grado). I tumori di tipo I sono correlati con un certo tipo di mutazioni a carico di specifici geni (tra cui KRAS, BRAF, PTEN e b-catenina). I tumori di tipo II, al contrario, sono tumori di alto grado, piuttosto aggressivi, che insorgono direttamente dal tessuto epiteliale dell’organo, senza passare da una fase precancerosa. Questi tumori sono molto instabili dal punto di vista genetico e mostrano mutazioni del gene P53. I tumori ereditari legati ai geni BRCA1 e BRCA2 sono di tipo II.
Riduzione di dose
della dose somministrata per gli esami
che utilizzano radiazioni